martedì 18 dicembre 2018

Comunicato sindacale Rsu Cgil Rcs mediagroup, Rsu M-dis, Rsu Rcs Produzioni Milano

L’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale che ci stanno chiedendo di approvare è l’ennesimo triste capitolo di una vicenda che è si è avvitata su se stessa in un modo difficilmente comprensibile prima ancora che accettabile. Per ragioni di metodo prima ancora che di merito. Dopo la votazione sulla precedente ipotesi che ne ha sancito la bocciatura, ci si chiede di votare una ipotesi nella quale sembrerebbero superate alcune delle questioni (e forse nemmeno le più spinose) precedentemente respinte. Usiamo il condizionale perché, e questo è il primo problema, non esiste un testo da esaminare. Ovvero, per quanto ci è dato di sapere, il testo è quello già oggetto di bocciatura (!!!!!) con alcune correzioni (il cui dettaglio, appunto, non è noto). È evidente che nel contesto di un contratto non rinnovato dal 2008 e che è stato respinto nella sua ultima formulazione la questione della trasparenza e della chiarezza dei testi dovrebbe essere il primo punto su cui si deve chiedere il consenso ai lavoratori. Le modalità di votazione poi lasciano veramente contrariati. Ci sono confederazioni che hanno deciso di non consultare nemmeno i propri iscritti e qualcuno che, invece, è costretto di malavoglia a farlo. In una situazione eccezionale, se si lavora veramente per la soluzione dei problemi, non ci si può nascondere dietro firme o non firme di accordi interconfederali della controparte o obblighi statutari. Bisogna dare la parola ai lavoratori all’interno di un contradditorio vero tra le posizioni, ed è quello che rivendichiamo : una vera consultazione e non qualcosa di ristretto a questa o quella popolazione, a geometria territoriale variabile secondo la sensibilità della struttura territoriale di turno. Una consultazione non frettolosa perché le persone hanno diritto di capire esattamente cosa è stato firmato e cosa no, e quali impatti ha sulle proprie condizioni di lavoro e di salario. Non farlo è il modo migliore per diventare casta ed allontanare definitivamente i lavoratori dal sindacato. Nel merito, poi, dobbiamo registrare oggettivamente dei passi avanti rispetto a quanto firmato precedentemente (per esempio si parla di una tantum per 10 anni di vacanza contrattuale anche se largamente insufficiente a coprire soltanto il 2,1 % che non viene più versato da aprile 2018 nelle quote individuali del Fondo Casella, si superano ingerenze di blocco nella contrattazione di secondo livello salariale, scompaiono i blocchi sulle incidenze domenicali). Restano però aperti tutti gli altri nodi, a partire da una quantificazione degli aumenti che fa pari con quanto perso in virtù del calo dell’aliquota contributiva sul fondo casella (circa il 2% della retribuzione) e che quindi, nella sostanza, non recupera 10 anni di potere di acquisto del salario ma costituisce solo una partita di giro riferita agli ultimi due anni di retribuzione. Passando poi per i peggioramenti normativi che hanno impatti direttamente sul salario (oltre che sui diritti) come le modifiche ai regimi di maggiorazione oraria ordinaria e straordinaria, sulla flessibilità multi periodale, su festività, 52esimi, 6+1, banca ore ecc.
Il tutto in un quadro di incertezza (anche su questo infatti viene richiesto un atto di fede) sul futuro irrisolto del fondo Casella e dei debiti che ha accumulato nei confronti dei dipendenti. Noi pensiamo che un contratto nazionale che non migliori le condizioni di lavoro e salario delle persone, che accompagna l’evoluzione della crisi di settore soltanto effettuando una compressione su salario e diritti sia INUTILE. Pertanto vi invitiamo a respingerlo, nelle assemblee, pretendendo che tutti i lavoratori si esprimano, indipendentemente dalla loro iscrizione o meno a questa o quella sigla sindacale.

Rsu CGIL Rcs produzioni Milano 
Rsu CGIL Rcs mediagroup
Rsu M-dis