Martedì 5 maggio presso la Sala Montanelli , si è svolto un dibattito organizzato dalla Rsu e dai Cdr di Gazzetta e Corriere della Sera per discutere di come cambiano le libertà individuali, sancite dalla Costituzione, alla luce dei progressi della medicina e della biologia. Al centro della discussione il problema del “ fine vita”, del testamento biologico, e più in generale della delimitazione dei confini della sfera di azione dello Stato nelle tematiche eticamente sensibili.

Di seguito la cronaca dell’avvenimento dalle pagine del Corriere della Sera del 6 maggio
«Testamento biologico? Sì ad una legge a tempo»
Una legge a tempo per il testamento biologico. Giusto per fare un primo passo. Pronti a cambiare strada, se necessario. Disposti a modificarla, rivoltarla o lasciarla com' è, dopo averla testata. Si confrontano, al forum organizzato dalla Rsu del Corriere, un giurista, Stefano Rodotà, una parlamentare, Barbara Pollastrini, un bioeticista, Francesco D' Agostino e un filosofo, Giulio Giorello. A moderarli l' editorialista del Corriere, Armando Torno. Il tema sarebbe, è, la «libertà». Quella nata il 25 aprile del ' 45 e quella di oggi. Ma le domande sono sempre le stesse: quelle sul vivere e sul morire. La Giustizia e la legge. Il confine, labile, tra giusto e sbagliato. Il caso Englaro che ritorna come uno spartiacque. Stefano Rodotà rivendica il «diritto a governare liberamente la propria vita, il diritto all' autodeterminazione». Che poi si traduce nella possibilità di mettere nero su bianco la volontà di essere «liberi dai vincoli del potere medico, politico, sociale». Il giurista evoca «una pericolosa e grave regressione culturale» in questi tempi nei quali, dice, si «mortificano i diritti fondamentali». «Non è così» replica il presidente onorario del comitato di bioetica, Francesco D' Agostino. «Si parla di persona in maniera astratta. Che peso ha la volontà di ' lasciarla morire' espressa da una persona anziana, malata, impaurita, con la testa confusa? Il nocciolo del problema non è l' autodeterminazione. Chiamiamo le cose con il loro nome: eutanasia». Barbara Pollastrini sostiene, invece, che si stanno «restringendo gli spazi di libertà e responsabilità». Punta il dito contro la legge 40 sulla procreazione assistita che costringe «molte coppie a cercare aiuto nelle strutture ospedaliere all' estero». «Dobbiamo smetterla di farci espropriare dagli altri le nostre responsabilità» quasi sbotta Giulio Giorello. «Difendiamo la libertà di non soggezione alle volontà esterne e la libertà che è assenza di interferenza». Carlo Baroni
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